É sempre più difficile, crederci…

Davvero una doccia fredda che ricevo via email il giorno 23 dicembre 2021, antivigilia del Santo Natale di nostro Signore, ultimo giorno di lavoro per tanti di Voi, uffici pubblici e privati, scuole, imprese.
Di cosa si è trattato? Ve ne cito letteralmente il testo, contenuto nella lettera circolare ricevuta dalla nostra associazione di categoria, Confesercenti Bologna, che comunque ringrazio per il cortese avvertimento:

“La L.124/2017 richiede la pubblicazione, entro il 30 giugno di ogni anno, sul proprio sito internet aziendale, dell’elenco completo e dettagliato degli aiuti e contributi pubblici ricevuti nell’esercizio dell’attività di impresa nel corso dell’anno precedente”…
“Deroga per l’anno 2021. Le disposizioni del “Decreto Riaperture” (DL.52/2021, convertito in Legge 87/2021) ha precisato che:
L’obbligo di pubblicazione per trasparenza degli aiuti e contributi pubblici ricevuti nel corso del 2020, entro il 30 giugno 2021, non verrà sanzionato fino al 1 gennaio 2022.”
“La Legge prevede, a carico di coloro che violano l’obbligo di pubblicazione:
– la sanzione amministrativa pecuniaria pari all’1% degli importi ricevuti, con un importo minimo di 2.000€
– la sanzione accessoria di adempiere all’obbligo di pubblicazione.
Qualora il trasgressore non proceda alla pubblicazione ed al pagamento della sanzione pecuniaria entro 90 giorni dalla contestazione, scatterà la sanzione aggiuntiva che consiste nella restituzione integrale dei contributi e degli aiuti ricevuti.”
“Sono soggetti all’obbligo tutti i Contribuenti iscritti al Registro delle Imprese, quali:
Società di capitali, società di persone, cooperative, ditte individuali”…

Tutto ciò mi è bastato per provocarmi il mal di stomaco!
Prima di tutto non ero a conoscenza di questo provvedimento, per il quale a detta dei fiscalisti non sono ben chiare le norme attuative, motivo per cui non me ne era stata ancora fatta parola.
Ma soprattutto ho sentito di subire la violazione della privacy della mia impresa! Ma dico, in un mondo dove devi inviare i corrispettivi e le fatture elettroniche ad un centro elaborazione dati dell’Agenzia delle Entrate che ti osserva in tempo reale, come un evaso dal carcere; dove per ottenere gli aiuti a fronte di una pandemia devastante che ha fatto chiudere moltissime attività, devi:
– essere in regola con tutto quanto dovuto allo Stato (e questo mi sembra giusto)
– spulciare letteralmente tutte le fatture di acquisto perché solo i prodotti integralmente italiani facevano imponibile ai fini dei contributi (accidenti alla globalizzazione, e per fortuna che la nostra filosofia aziendale è il km0 e il Made in Italy)
– affrontare file interminabili davanti agli uffici postali in pieno inverno, poiché solo attraverso quegli stessi uffici potevano essere inviate le pratiche di richiesta contributi
In un mondo dove al settore dei Pubblici Esercizi le casse-integrazione in deroga sono arrivate striminzite e tardive ai dipendenti, i quali erano nel frattempo migrati verso altri settori “protetti”; in un mondo dove non puoi muovere un dito se non firmi tu in prima persona, o fai firmare il modulo di protezione della privacy ai terzi con cui ti relazioni.
In questo mondo, tu Stato, che mi hai concesso sudatissimi e razionati contributi, peraltro dichiarati nella denuncia dei redditi, mi chiedi di mettere nel mio negozio virtuale, nella mia vetrina virtuale che è il mio sito web, in pubblico, il dato sensibile e privato rappresentato da questi stessi contributi?
Perché? Qui, realmente, si apre il mio articolo, perché?
Io che credo nella mia Italia, voi tutti che gentilmente mi avete letto sinora sapete quanto tenga alla mia magnifica Italia: quanto creda in noi Italiani, nelle nostre eccellenze, nella nostra capacità di reinventarci con gusto e fantasia anche nei momenti più difficili, nella nostra originalità e fantasia, nella nostra cultura storica, religiosa, civica (!), eno-gastronomica (!!), nella nostra magnifica Costituzione, nel nostro Dizionario di cui sono innamorata, nella nostra Arte a tutto tondo, Musica, Pittura, Scultura, Architettura, Ingegneria, nella capacità scientifica dei nostri Studiosi, nella nostra grande solidarietà, nei nostri Sportivi che hanno vinto nel 2021 più che in tempi ben più rosei! Bravi e fortunati, a vivere nel Paese più bello del mondo!

Io che credo in tutto questo e non mi piegherò mai al pensiero di lasciare il mio Stato che amo, mi chiedo: perché l’Imprenditore, che costituisce l’ossatura del mondo del lavoro del nostro Paese, che produce ricchezza che resta, reinvestita, nel nostro Paese, che produce lavoro per tutti quelli che vogliono lavorare, non importa di quale etnia essi siano… perché l’Imprenditore non viene rispettato? Perché??

La ferita è fresca e quindi scusatemi per l’emozione, ma non vi sono ragioni per tali assurdi pregiudizi. Gli onesti e i disonesti sono in qualunque ceto sociale, in qualunque settore di lavoro, in qualunque Stato. Perché l’Imprenditore deve sopportare un peso diverso dagli altri lavoratori? Io ho cominciato la mia vita lavorativa come dipendente; poi come apprendista nell’azienda di famiglia, poi come socia nella medesima. Sono sempre la stessa, ero come sono, da dipendente e da imprenditrice. Ma oggi, sia pur con il cuore in lacrime, non mi sento di suggerire a mio figlio, né a mia nipote di proseguire da imprenditori: dico loro, studiate, portate la vostra professione dentro di voi, nella vostra testa, nelle vostre mani, nelle vostre capacità, e troverete lavoro in Italia o all’Estero, senza confini, senza “palle al piede”, che siano imprese per le quali lo Stato vi renderà la vita sempre più complicata.
Ancora una volta mi chiedo: Perché? Perché sono arrivata a questo, dopo 35 anni di attività in proprio?

E allora il cuore, sempre lui, mi suggerisce che “è sempre più difficile, crederci…”

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