Chiamami col tuo nome
(il titolo originale inglese è Call Me by Your Name) è un romanzo dello scrittore statunitense André Aciman, pubblicato per la prima volta nel 2007, ambientato durante la calda estate del 1987 sullo sfondo della riviera ligure. Il regista italiano Luca Guadagnino ha diretto un adattamento cinematografico del romanzo. Il film è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2017.
Così come questa bella pellicola tratta temi delicati e scabrosi con garbo e introspezione, io vorrei suggerire a tutti noi, in particolare noi Italiani, lo stesso atteggiamento riflessivo nei confronti di quanto sta accadendo, e di cui ho ripubblicato alcune notizie tratte da A.n.s.a. L’intento è quello di mantenermi lontana da blog inverosimili, che ne hanno dato i giudizi più disparati, da una sorta di castigo divino per l’incuria umana, cause che vanno dai cambiamenti climatici alla globalizzazione, alla pestilenza dovuta alle cattive condizioni igieniche, errore umano o addirittura presa di supremazia mirata, da parte di “presunti” untori, demonizzazione degli animali, tutti atteggiamenti molto simili a quelli dell’uomo antico e medievale, il quale tuttavia aveva come attenuanti rispetto a noi, l’ignoranza e le minori conoscenze scientifiche.
Volendo dissociarmi dagli aspetti politici della vicenda, che davvero non rappresentano il nostro lato migliore, né aiutano i cittadini Italiani ad unire le proprie competenze ed energie, e qualunque sia il nome che vogliamo dare a questa pandemìa, chiari ne sono gli effetti in Italia:
- demografici e sociali: mortalità tra le fasce deboli, distacco e diffidenza tra gli individui, situazione di stress per tutti gli operatori del comparto sanitario; interruzione delle attività di scuola e istruzione;
- economici e sociali: blocco delle attività di produzione industriale, turistiche e commerciali, sia nelle zone dei principali focolai che in quelle circostanti, vale a dire l’Italia in recessione;
- identitari e sociali: noi Italiani siamo visti come un pericolo per le popolazioni degli altri Stati! Noi che accogliamo con fin troppa generosità gli stranieri entro i nostri confini, veniamo ora boicottati dall’Europa, che prende l’occasione al volo per gettare discredito sia sul nostro sistema sanitario, che sulle persone e produzioni provenienti dal nostro Bel Paese.
Dunque problemi SOCIALI: bene, partiamo da qui, dalla nostra società, l’Italia. E partiamo dalla maniera seria con cui il nostro sistema sanitario e la comunità scientifica nazionale hanno affrontato il problema, peraltro un problema importato per effetto della nostra apertura commerciale e culturale verso l’estero.
E se dall’alto abbiamo mostrato una mancanza di determinazione che ci sarebbe voluta, a costo di essere impopolari (…) nella fase iniziale dell’epidemia, sul campo, al contrario, i nostri operatori sanitari e tutto il comparto parasanitario, hanno svolto e stanno svolgendo e ancora svolgeranno, un lavoro enorme e altamente qualificato per assistere la popolazione, affrontare e risolvere questa malattia.
Ma noi da basso, cosa stiamo facendo, a parte farci prendere dal panico e svuotare le rivendite di generi alimentari lasciando il nostro vicino di casa senza pane che di fatto domani arriverà di nuovo, e comprare presidi farmaceutici per lo più inutili o utilizzati in modo non idoneo, lasciando il comparto sanitario con la penuria degli stessi strumenti che invece gli operatori specializzati saprebbero usare?
I media non favoriscono la lucida riflessione, e per lo più generano caos e comportamenti inutili se non dannosi, ma noi dobbiamo riflettere e fare la nostra parte di dovere.
Ben vengano provvedimenti e sussidi statali e sostegno alle zone focolaio dell’epidemia, ma da basso, da ciascuno di noi, da ogni zona d’Italia, deve emergere una presa di coscienza chiara e siamo chiamati ad aiutarci, TUTTI.
Dunque teniamo alto l’orgoglio della nostra identità di Italiani, difendiamo le nostre produzioni industriali, le nostre eccellenze, commerciali e alimentari. Scegliamo i nostri tesori d’Arte, scegliamo itinerari che restino entro i nostri confini, prenotiamo in Italia i nostri viaggi, nel nostro splendido territorio, vario, accogliente, dove arte, cultura, cibi e vini non smetteranno mai di stupirci.
Dobbiamo riacquisire e riaffermare la nostra identità: il nostro Paese ha bisogno di ciascuno di noi, e non di prendere esempio dagli altri Stati, perché noi non abbiamo bisogno nemmeno di esempi, ma piuttosto di buona volontà e coerenza.
Adesso è il momento di dimostrarle, di difendere la nostra cultura, la nostra unicità. Nessuno all’estero ci dirà “bravi”, ma nessuno di noi agirà per questo, per ricevere un merito: noi lo faremo per la nostra Italia! Dobbiamo risollevare il nostro Paese da questa situazione, per noi e per i nostri figli che ci guardano, che contano su di noi, che si aspettano in eredità uno Stato, il loro Stato.
Chiamami col tuo nome, è dunque per me
L’orgoglio, la consapevolezza della mia identità di cittadino Italiano.
g.p.